Il compianto su Cristo morto di Niccolò dell’Arca

Compianto su cristo mortoCome si può congelare un attimo di vita così intenso?
Com’è possibile dare un’anima ad una materia inerme come l’argilla?
Come può un volto scolpito trasmettere sentimenti come disperazione ed orrore talmente vividi da sembrare veri e commuovere a loro volta?
Pare di sentire le strazianti grida di dolore di una Maria, con le mani che tentano di occultare l’atroce visione; della Maddalena che si precipita con veemenza sul corpo inerme e della Madonna con le mani contorte in segno di disperazione. Si possono distinguere i sommessi singulti della composta figura di san Giovanni che non riesce a trattenere le lacrime su quel volto tormentato…
E in mezzo a questo turbine di emozioni, il Cristo che pare dormiente dal corpo incorrotto e col viso sereno.
Anche Gabriele D’Annunzio ne rimase affascinato. Era bambino e si recò con il padre presso la Chiesa di Santa Maria della Vita per ascoltare della musica sacra. Gironzolando tra le cappelle in attesa dell’inizio del concerto, si imbatte nel gruppo scultoreo e racconta, in un brano tratto da “Le faville del maglio”:
“…Intravidi nell’ombra non so che agitazione impetuosa di dolore. Piuttosto che intravedere, mi sembrò esser percosso da un vento di dolore, da un nembo di sciagura, da uno schianto di passione selvaggia…Non dimenticherò mai quel Cristo…”

L’opera scultorea composta di sette statue a grandezza naturale in cotto policromo eseguite da Niccolò dell’Arca probabilmente a partire dal 1460. Il pathos che l’artista infuse alla sue sculture potrebbe derivare dai dipinti che Niccolò vide a partire dal 1478 alle pareti della Cappella Garelli in San Petronio ad opera del ferrarese Ercole de’ Roberti.
Per ammirare questo capolavoro recatevi presso la Chiesa di Santa Maria della Vita in Via Clavature, 8 – 10, Bologna.
Ingresso gratuito.

Orari: lunedì chiuso
da martedì a domenica e festivi 10.00-19.00

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a cura di Elisa Melchiorri

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