L’arca di San Domenico

L'arca di san DomenicoTrionfo gotico di sculture e di rilievi marmorei che raffigurano gli episodi salienti della vita di san Domenico e testimonianza viva della storia dell’arte bolognese, è l’Arca progettata per contenere le spoglie del santo. Capolavoro artistico di grandi maestri scultori come Nicola Pisano, Alfonso Lombardi, Niccolò dell’Arca e Michelangelo che hanno avuto la capacità di plasmare il marmo in modo che esso potesse raccontare continuamente ai posteri una storia incantevole quanto importante. Ora proverò ad illustrarvela.

I rilievi sul fronte del sarcofago raffigurano due miracoli compiuti dal padre domenicano: San Domenico che resuscita il giovane Napoleone Orsini caduto da cavallo, e il santo stesso che rende alla madre il fanciullo resuscitato e La prova del fuoco, che respinge il libro sacro e brucia i libri degli eretici Albiginesi.

Nei rilievi posteriori le scene rappresentate sono alcuni momenti fondamentali della vita spirituale del santo. Da sinistra San Domenico ai piedi di Innocenzo III chiede l’approvazione della Regola; al centro è la figura del santo che sorregge la Chiesa cadente, mentre in alto vi è il Papa che, sdraiato sul suo letto, sogna l’episodio.A destra Il Papa approva l’ordine dei Predicatori e benedice il santo. Queste tre scene sono rappresentate in un unico riquadro come fossero fotogrammi di un film in proiezione. Nell’altro rilievo posteriore dell’Arca, partendo da sinistra, vediamo Beato Reginaldo che fa voto di religione nelle mani di San Domenico: una composizione di tre figure saldamente correlata l’una alle altre che formano un tutto inscrivibile in un’ovale perfetto.

Un profondo solco divide questa scena da quella seguente che raffigura ancora l’avvenimento di un miracolo, cioè il Beato Reginaldo che sviene, sorpreso da febbre violenta, fra le braccia di un religioso. La scena più a destra rappresenta il Beato Reginaldo miracolosamente guarito dalla Vergine che gli appare accompagnata da due sante e gli mostra l’abito domenicano.

Nei rilievi di questo lato non si può fare a meno di notare un differente modo di comporre la scena e un diverso stile di esecuzione. Tutto ciò si può spiegare solo supponendo che gli esecutori dei rilievi posteriori non siano più gli stessi di quelli anteriori. In effetti lo storico dell’arte Cesare Gnudi deduce dall’analisi stilistica che per la parte retrostante dell’Arca le sculture furono interamente ideate ed eseguite dallo scultore Arnolfo di Cambio, che si trovava costretto a dar prova della sua destrezza scultorea solo per piccoli interventi nei rilievi sul fronte del sarcofago. Infatti nel 1266 Arnolfo rimase solo a Bologna con l’incarico di portare a termine la decorazione dell’Arca, aiutato in gran parte da fra’ Guglielmo, mentre il maestro Nicola Pisano si recò a Siena per tener fede al contratto stipulato con i frati ed eseguire il famoso pulpito. Ora quindi Arnolfo aveva la possibilità di esprimersi liberamente, organizzando lo spazio d’azione come meglio credeva e creando scene che meglio aderivano al suo modo di vedere questo tipo di arte, senza dover più sottostare alle indicazioni del maestro e dimostrando appieno di cosa fosse capace. Osservando questi due lavori si nota immediatamente che il numero dei personaggi è notevolmente diminuito e che la scena si compone di più periodi, i quali compongono una storia; inoltre i volumi risultano ben distribuiti e non più costretti sullo sfondo della scena.

Nelle decorazioni dei due laterali, uno dei rilievi raffigura l’episodio che narra di come san Domenico venne investito della responsabilità di diffondere la parola di Dio: sulla sinistra vediamo i santi Pietro e Paolo che consegnano il libro delle sacre scritture ed il bastone del comando a Domenico; sulla destra vi è Domenico che consegna il libro ai suoi confratelli, i quali avrebbero dovuto continuare la sua missione.

Nel rilievo opposto vediamo i frati seduti intorno ad un tavolo e due giovinetti che consegnano il pane della Provvidenza a Domenico: “Fra Buonviso narrò che al tempo in cui era economo del convento di Bologna, e quindi spettava a lui procurare il necessario ai frati, un giorno di digiuno venne a mancare il pane in refettorio. Fra Domenico, come al solito, fece cenno perché fosse servito il pane in tavola; al che il teste lo avvertì che non ce n’era. Allora fra Domenico, raggiante in viso, alzando le mani lodò e benedisse il Signore. In quel medesimo istante entrarono due angeli portando due canestri, uno di pane e l’altro di fichi secchi. Il teste affermò di sapere ciò perché si trovava presente”.

 

Sul coronamento dell’Arca sono poste otto statuette che rappresentano alcuni tra i santi protettori della città di Bologna. Le sculture a tutto tondo sono in parte opera di Niccolò dell’Arca: san Francesco, san Domenico e san Floriano. Nel san Domenico i particolari più vivi si trovano nel libro, nelle mani e nel giglio che si appoggia al petto di Domenico, nei quali vedo preannunciati i caratteri di quell’arte ricca di realismo che troveremo poi nel busto in terracotta del santo custodito presso il museo di San Domenico.

Il san Floriano indossa abiti estremamente eleganti, che lo fanno apparire come appartenente al mondo delle corti del gotico internazionale e sulle sue spalle cade un ampio e voluminoso mantello che lo avvolge morbidamente. Il volto del santo è fortemente caratterizzato e presenta un’espressione mesta e pensierosa. Egli tiene con entrambe le mani la spada, che funge più da bastone da passeggio piuttosto che da arma per combattere. Guardando questa statua non si ha infatti l’impressione di essere di fronte ad un santo soldato, ma semplicemente ad un nobiluomo di corte.

Due di queste statue sono state scolpite da Michelangelo Buonarroti durante il suo soggiorno bolognese avvenuto nel 1495, ovvero il san Petronio ed il san Procolo insieme ad un angelo reggi candelabro.

Padre Vincenzo Marchese, nel suo testo del 1878, ci racconta che la statua raffigurante san Procolo, a causa di un incidente, nel 1572 cadde e fu poi addirittura sostituita da una copia eseguita dal Clemente. Fu forse a causa di tale caduta che san Procolo perse la sua scure, che probabilmente reggeva con la mano destra. Difficile è non trovare una certa somiglianza tra la fiera e burbera figura del santo guerriero bolognese e la gigantesca statua del biblico soldato che Michelangelo scolpirà pochissimi anni dopo: il famoso David.

La cimasa dell’Arca eseguita da Niccolò e dalla sua scuola, fu terminata nel 1473; il domenicano Vincenzo Marchese sostiene che lo scultore lavorò a quest’opera per quattro anni.

Nel 1532 il governo cittadino ordinò ad Alfonso Lombardi di scolpire il gradino che separa il sarcofago dall’altare dell’Arca di San Domenico. Sulla sinistra della predella l’artista scolpì tre episodi dell’infanzia e della giovinezza del santo, che rappresentano la nascita, la penitenza raffigurata con Domenico che, ancora bambino lascia il suo morbido ed accogliente letto per dormire a terra, “…come chi ha in orrore le delicatezze della carne…” e la carità che il santo dimostrò vendendo le proprie pergamene di studente per sfamare, con i soldi ricavati, i poveri.

Al centro vediamo invece realizzata l’Adorazione dei Magi, soggetto opportuno, scrive il Supino, a ricordare la devozione della confraternita al sacro nome di Gesù.

Sull’estrema destra è la Gloria di san Domenico nella visione raccontata da fra Guala. Alla morte di Domenico il cielo improvvisamente si aprì in due ed attraverso la spaccatura che si formò, scese una candida scala sorretta da Cristo e dalla Vergine Maria. Sull’estremità inferiore della scala il frate vide un uomo seduto che sembrava far parte dell’ordine dei domenicani. Poco alla volta Gesù e la Madonna tirarono verso di loro questa scala speciale finché l’uomo non li raggiunse nell’alto dei cieli. Ad assistere alla miracolosa scena, sulla predella non compare solo fra Guala ma a sinistra abbiamo un folto numero di confratelli e sulla destra la scena è gremita di fedeli laici. Tutti sono estasiati da ciò che stanno vedendo e si prostrano umilmente in ginocchio davanti ad un tale miracolo.

L’Arca è custodita all’interno della cappella appositamente eretta, la Cappella dell’Arca appunto, all’interno dell’imperdibile Chiesa di San Domenico, in piazza San Domenico.

a cura di Elisa Melchiorri

Dove si trova l’arca di San Domenico: