Mostra: L’ Ottocento a Bologna nelle collezioni del MAMbo e della Pinacoteca Nazionale

Le raccolte ottocentesche a BolognaProseguendo la panoramica sulla pittura bolognese, vorrei accompagnarvi oggi alla scoperta della mostra temporanea “L’Ottocento a Bologna nelle collezioni del MAMbo e della Pinacoteca Nazionale”, credo proposta in concomitanza all’evento su Vermeer così da consentire ai tanti visitatori di scoprire la variegata situazione culturale felsinea.
L’esposizione permette la fruizione di opere appartenenti alle raccolte statali e civiche per la maggior parte presentate per la prima volta al pubblico, testimonianza dell’espressione culturale dell’Ottocento a Bologna.
L’impressione è quella di accedere realmente ai depositi del museo: si percorre lo scalone d’accesso in senso contrario e se ne scende una rampa, così da arrivare di fronte a quel cancello curiosamente sempre sbarrato che cela sale condannate ad una perenne oscurità.
Ma questa volta le luci sono accese e l’ingresso è consentito. Sceso qualche altro gradino ci si sente avvolti ed osservati dagli 89 dipinti ordinatamente collocati sulle ampie pareti che non aspettano altro che essere ammirati dopo i molti anni di oblio.
Così veniamo catapultati in un intervallo temporale che va dalla fine del XVIII agli inizi del XX secolo per tentare di comprendere tramite la grazia e l’armonia perpetuata dalla pittura, la scena culturale vissuta dai nostri predecessori che costituirà poi il punto di partenza per la modernità.
Grazie ai premi accademici indetti nel corso degli anni dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, si diffonde in città il linguaggio artistico legato ai temi classici e religiosi che si rifanno ai grandi mastri del Rinascimento.
E nonostante l’istituzione accademica rifiuti ufficialmente le istanze veriste inaugurate dai macchiaioli toscani, le opere esposte trasmettono aria d’apertura ai nuovi temi romantici.
Proseguendo la passeggiata e facendo saltellare lo sguardo da un dipinto all’altro, possiamo notare due diverse, ma ugualmente interessanti, interpretazioni dell’episodio storico: nelle opere dell’artista di maggiore spicco alla metà dell’Ottocento, Alessandro Guardassoni, apprezziamo l’eleganza di derivazione francese; mentre nei quadri della fine del secolo di Luigi Serra, vengono raccontati episodi dai toni veristi.
Incontrando poi la sezione dedicata ai ritratti di questa epoca è inevitabile constatare che essi sono diventati lo specchio della società moderna, in continua e frenetica trasformazione che, lasciando da parte la celebrazione del soggetto, sono ora pronti a trasmettere emozioni e sentimenti.
Quindi arriva il momento di apprezzare i paesaggi, dapprima caratterizzati da visioni idealizzate e legate alla tradizione scenografica. Ma nonostante questo genere di pittura venga risolta a Bologna con metodi originali, rimane comunque come retroscena del pensiero accademico. Da segnalare sono indubbiamente l’approccio rurale delle scene di Antonio Basoli, che raffigura sullo sfondo delle sue opere scorci ben riconoscibili della città, e quello più raffinato di Ottavio Campedelli che si rifà agli esempi di Poussin, Lorrain e Constable traducendoli in un naturalismo più sereno ed imperturbabile.
Ai paesaggi propriamente detti si affiancano quindi le vedute cittadine, con scorci di Bologna che evocano la contemporaneità e la frenesia della vita condotta in città.
Le fondamenta della modernità artistica bolognese sono in mostra presso le sale della Pinacoteca Nazionale di Bologna fino al 27 aprile 2014.

Ingresso gratuito.
Per visite guidate e prenotazione gruppi: Ass. Culturale Dedalo 051 0568900 / 360 980099
Orario: martedì e mercoledì 10.00-16.00 / da giovedì a domenica e festivi 10.00-19.00 / lunedì chiuso

Dove:
Pinacoteca Nazionale di Bologna
Via Belle Arti 56
Telefono: 051 4209411
Sito web: http://www.pinacotecabologna.beniculturali.it

a cura di Elisa Melchiorri